L’angusto orizzonte del grillismo
A volte ho la sensazione di trovarmi di fronte ad un giamburrasca, e, peggio, altre volte mi sembra un nuovo Masaniello, queste sono le sensazioni che provo nell’osservare e sentire il “nostro” Grillo. E sa usare fin troppo bene, anche gli argomenti della sinistra, però si ha la sensazione che in realtà vuol realizzare una svolta a destra! Di certo c’è che al netto dei suoi sproloqui, tra movimenti e urla da cavernicolo e un lessico tipico da postriboli, i problemi italiani, a suo dire, iniziano e finiscono con una dose massiccia di eliminazione di strutture politiche (partiti) e sindacali (cgil-cisl-uil). A suo dire sarebbero costose, inutili, superate, obsolete e, anzi, dannose per un corretto sviluppo della democrazia, ovvio, della democrazia secondo i suoi insindacabili principi tutti da decodificare. Però, spesso con certe sue affermazioni mi fa venire in mente anche di peggio. Penso per esempio a quelle simpatie per casapound; nonché alle affermazioni della capogruppo a proposito del “fascismo buono”; le sue posizioni razziste sugli immigrati; ecco tutto questo fanno venire in mente più il fascismo che altro, la marcia su Roma, le leggi razziali. Ma è fin troppo chiaro, a questo punto, che Grillo e il suo alter ego Casaleggio, non sono interessati a realizzare il loro stesso programma, ma tenere alto il polverone per non lasciar trapelare le loro magagne, le loro contraddizioni, i loro pericolosi obiettivi. E puntando decisamente a nuove elezioni subito, così da poter, secondo i loro calcoli, ottenere il cento per cento dei parlamentari. Ma ahi loro, per raggiungere questo obiettivo dovrebbero essere in grado di realizzare un altro “listone unico” di fascista memoria. E non sarebbe realizzabile, il listone unico, se prima non realizzano una nuova e perniciosa marcia su Roma. Insomma realizzare tutto il potere, solo da una parte, è già di per sé dittatura, si è già fuori dal gioco democratico. Quindi, se saranno capaci, sarà per loro necessario prima far saltare queste regole che compongono la struttura Istituzionale, compresa la Carta Costituzionale, poi provare a imbastire la nuova dittatura grillina. Mi auguro di sbagliarmi, e che gli eletti in quelle file, non siano mai tanto sprovveduti politicamente da imboccare e farci imboccare una strada tanto pericola e insensata. Ma se sarà così o meno, lo scopriremo molto presto, tutto dipenderà se vogliono veramente migliorare le cose, se sarà questo il loro obiettivo, faranno nascere un nuovo governo e realizzare il loro programma, se diversamente non lo faranno, è evidente che il loro obiettivo è un altro, allora ci incammineremo in un percorso molto pericolo per tutti.
Ma l’esplosione del grillismo non si spiegherebbe se non si fa mente locale a quanto di sbagliato, negli ultimi vent’anni, hanno realizzato
i politici sopravvissuti alla tangentopoli (DC) e al crollo del muro di Berlino (PCI), che ora insieme fanno il PD. Di quel centro (DC) e quella sinistra (PCI), è rimasto il PD, che non sa ancora se è di sinistra o di centro, se è laico o clericale, se corre verso il nuovo o ci sta traghettando verso il vecchio, l’antico mondo dei padroni. È da decenni ormai che non fa altro che spostarsi al centro dello schieramento politico, alla conquista di questi stramaledetti voti moderati; mentre si adagiava verso il centro, proprio con le ultime elezioni, si è visto che un centro moderato non esiste affatto; si è assuefatto, senza vergognarsi, alla più totale subalternità del liberismo, del libero mercato, della globalizzazione e cantando ogni dì le lodi del mercato, del privato è bello; ha boicottato sempre i movimenti sociali che si opponevano alle privatizzazioni, alle speculazioni, agli scempi ambientali, ai diritti civili; ha detto di sì a questi scempi realizzati, in nome di una presunta modernizzazione; infine ha smesso di definirsi di sinistra scegliendo la sigla centro-sinistra, e da autentici trasformisti, da ex comunisti elaborarono una dottrina anticomunista con la quale anche il berlusconismo ha saputo sguazzare e crescere sopra. Quindi ciò che è mancato alla politica italiana, non è solo e soltanto lo stoppare quel stravagante utilizzo del denaro pubblico in mano a politici scialacquoni, ma è mancata soprattutto un’alternativa politica che avesse in sé un’alternativa a questo andazzo del capitalismo de “noi antri”, del capitalismo da“pidocchiosi benestanti”. Poi a tutto questo si è aggiunta la crisi finanziaria, malattia endemica del capitalismo che tutti i partiti insieme hanno fatto pagare a tutti ai lavoratori e pensionati, ai disoccupati, ai precari e quant’altri non hanno mai fatto nulla per realizzare lo sfascio che si è creato. È chiaro, era prevedibile una ribellione a tutto questo e Grillo e Casaleggio hanno saputo sfruttare tutte le loro contraddizioni e abusi. Quindi, tra classe politica vecchia e nuova non c’è nessuno che sia innocente. E se tutto ciò può sembrarvi poco, abbiamo una destra populista e anti istituzionale che con le ultime trovate di salvare il suo leader, il kaimano, addirittura le sue truppe cammellate occupano il palazzo di giustizia di Milano e indicono una manifestazione a Roma contro i giudici definiti il cancro della democrazia, mentre, questi ultimi non fanno niente’altro che realizzare un giusto processo contro chi si è macchiato di tantissimi odiosi reati. Eh sì, siamo messi proprio male, non c’è dubbio!
Parafrasando un “grande vecchio” verrebbe da dire che “dalla politica della
miseria”, di Monti, siamo passati alla “Miseria della Politica”, di Grillo.
F.to gaetano paglialonga
Collepasso, 20/3/2013