IL SOGNO INFRANTO
Se mai c’è stato un evento musicale che ha segnato indelebilmente un’ epoca questo è senza ombra di dubbio il Festival di Woodstock. Esso infatti va ben oltre la semplice esibizione di artisti. Alle sue spalle c’è stato tutto un proliferare di movimenti culturali, di proteste politiche, di nuove ideologie. Con Woodstock si è assistito alla nascita di una nuova era, anche se forse è più giusto dire che è stato l’epilogo di un momento storico zeppo di fermenti e di conflitti, non ultimo la guerra in Vietnam. Tre giorni di musica e pace promettevano i manifestanti che pubblicizzavano un festival -evento nella contea di Ulster da tenersi in provincia esattamente a Woodstock.
Inseguirono quest’idea più di 600 mila persone. L’intera Contea si lasciava vivere lentamente e rifuggiva il disordine, ma ne rimase comunque contagiata. Il malessere di una generazione sbatte dunque contro il rassicurante immobilismo della campagna americana, individualista e ordinata che sembrò uscirne sconvolta. Nessuno aveva previsto uno scenario del genere, nemmeno gli organizzatori. Poi, col passare dei giorni, il fenomeno cominciò ad estrinsecarsi compiutamente e divenne un fenomeno d’innocenza al quale i ragazzi avevano partecipato per avere il piacere di stare insieme, liberi di godere uno stile di vita che è in se stesso una dichiarazione d’indipendenza.
I giovani stessi peraltro, facevano propri senza accorgersene, alcuni ideali della società che intendevano rifuggire, idealizzando un mondo rurale assurto ad unico antagonista possibile delle città caotiche moderne. Ma Woodstock fu anche e soprattutto motivo d’orgoglio per i suoi abitanti indigeni di quella che dicevano essere diventati la seconda città dello stato di New York.
L’assenza di qualsiasi forma di autorità generò commoventi esperimenti di collaborazione tra i giovani, la mancanza di qualsiasi forma d’amministrazione li spinse a farsi carico dei problemi più disparati. Per tre giorni questi giovani, tra sperimentazione di ogni tipo…. provarono a costruire la loro cultura e la loro comunità. Woodstock costituì un esperimento e una brutale presa di coscienza , ad esso seguirono altri due mitici festival o per meglio dire “Raduni generazionali”; quello di Monterey e quello in Europa svoltosi sull’ Isola di Wigth. Per questo il loro valore supera di gran lunga il ricordo di Joe Cocker , di Janis Joplin, Jefferson Airplane, The Who , Bob Dylan, Santana e di Jimi Hendrix e della sua Fender Stratocaster rovesciate e demolita a terra. Essi infatti hanno dato ai suoi figli un’ immagine all’ interno di quella realtà personale e sociale da cui i loro genitori temevano stessero fuggendo. La profondità ed umanità della loro reazione a questa immagine dovrebbe essere motivo di riflessione e approfondimento , anche in un periodo come quello attuale.
La speranza di una nuova era e di un futuro diverso rimasero alla base di una Rivoluzione mai realizzata, anche se quel movimento servì comunque a modernizzare e svecchiare la società vetusta e obsoleta che era uscita dal secondo conflitto mondiale. Col tempo infatti coloro che vi credevano si sono in parte ricreduti e via via si sono integrati nel sistema. Un treno di desideri evaporati e speranze che ha perso quasi tutti i suoi pezzi per strada. Gente ormai vicina al loro sessantesimo compleanno, gente che da tempo ormai non pensa più a come cambiare il mondo e che ora si preoccupa soprattutto di andare in pensione con un assegno decente.
Come la storia ci insegna gli ideali prefissi dal popolo di Woodstock e degli altri festival suoi contemporanei non si sono avverati. Ciò non toglie però, che per tre giorni quei 600 acri di terreno sono stati un’ isola felice, dove pace , amore e fratellanza ci sono stati davvero! E poi c’è stata la musica rock: quella almeno non morirà mai!
ANTONIO LEO
Collepasso 3/1/2012