Chiedo venia a voi lettori,
della metrica claudicante,
ma per cantar questi signori
è quella giusta, è calzante;
di atteggiamenti tanto buffi ?
Vederli seduti a sghignazzare
mi tornarono a mente i puffi.
della nostra Collepasso,
si ricordano tali danni,
realizzato tanto fracasso!
ancor men l’altrui malanni,
però una riflessione netta
si, per ragionar sui danni!
professionisti arrabbiati,
minacciavano per mesi
di restar lì incatenati.
parean gioielli per signore,
e a turno e tutti quanti
ad urlar ventiquattr’ore.
proprio lì sotto il Comune,
e con stasi e senza fretta
esibirono il lor costume.
del qual lor non si curavano,
ad altri davan dell’animale
e d’essere arditi si vantavano.
e con niente di leonino,
pur se con stridor di denti
parea caratter sì volpino;
ma poco o affatto timorati?
Perchè ostentavano i denti
come san far solo i dannati!
che ai giovani han dato,
e questo vero scempio
fu da questi osservato.
il servizio d’ordine crearono,
e a far gestire i movimenti
un colonnello richiamarono;
e con cipiglio il colonnello,
le forze dell’ordine invitata,
e come fosse un ritornello
ad andare a casa le esortava.
ad imitare quel gran maestro,
ma essendo solo un paesano
e di digiuni un po’maldestro,
il nostro caro farmacista,
per le ulive da salvar
da quel mostro assai sofista.
un volantino zeppo di tumori:
“è sulla collina, è lì la fonte”,
tanto scrissero i dottori;
con sta dannata centrale,
sono lì da tempo perenne,
“tuttu ‘ncòddu facìra male?”
fece uno strano comitato,
il referendum ci propose,
ma perché l’ha poi evitato?
e non mancava il trasandato,
stravaganti e un po’ scorretti
gran tensione hanno creato;
Oh che sforzo, signori aitanti!
Garantivate a tutti gli abitanti:
“morte da tumore a tutti quanti!”
per l’innocua centrale,
un bordello immotivato
per qualcosa di banale?
non era certo la centrale,
per il governar bramavano:
questo fu l’obbiettivo reale.
due anelli avean rotto,
si, due anelli intorpiditi
che ordivano complotto;
solita ambizione: contare!
Proprio niente di originale,
però può far tanto arrabbiare;
più di quel che tu puoi fare,
prima o poi resti in mutande
con un bel nulla da vantare.
che si ruppe e se ne andò,
non era affetta certo da bile,
ma alla sua famiglia si adeguò.
che anche lui si sganciasse,
tant’è che spesso lo lodavano,
e la maggioranza infin crollasse.
e non si fece ipnotizzare,
non lo so se sia un puro,
maggioranza seppe salvare.
ma non dal nostro orizzonte,
a Casarano l’han gradita,
sorgerà più a sud, qui di fronte.
il suo turno con calma attenda,
non faccia più dei passi falsi,
l’impazienza è sì tremenda!
da
nni ne avete fatti assai,
perciò, “mo’, pijàti rigetto,
nu cumbinati addhri quai”.
Politicamente mal tarati,
certo da noi sono isolati
e sulla destra accampati.
il piacere di poter servire,
ma c’è chi sa solo pensare
al suo interesse da gestire.
il politico che è corretto,
è rivederli sempre in lista
e, peggio ancor, al suo cospetto.
Collepasso maggio 2007